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CO SLEEPING: DIPENDENZA O INDIPENDENZA?

“… questa specie di terrore che attanaglia i bambini
quando si svegliano nel mezzo della notte o in solitudine”
Alexander Dumas Vent’anni dopo

Alexander Dumas Vent’anni dopo

“La nostra cultura educativa è basata sul distacco precoce dei bambini, in nome della loro presunta autonomia e indipendenza” (Cit. A. Bortolotti). In nome di questa autonomia diventa così normale che i bambini debbano dormire da soli e per tutta la notte il prima possibile, con la tendenza ad ignorare le loro emozioni, soprattutto quelle negative.

Molteplici sono, quindi, le indicazioni volte a insegnare ai genitori come ottenere che il bambino li assecondi: non pianga, non urli, dorma da solo nel suo lettino, … .

Il fatto di dormire insieme, invece, mette in stretta relazione l’accudimento basato sul contatto e la capacità del bambino di sviluppare un solido senso di indipendenza.

Ci siamo mai chiesti dove dormivano i bambini centomila anni fa?

Non c’erano case, non c’erano culle, non c’erano vestiti. Sicuramente dormivano vicino alla propria mamma, o sopra di lei, in un improvvisato giaciglio. Il padre dormiva nelle vicinanze e la tribù intera era a non più di qualche metro di distanza.

Solo così potevano sopravvivere durante il sonno, il momento più pericoloso della loro giornata.

D’altra parte, se ci pensiamo, i nostri geni ci spingono a rimanere svegli quando ci sentiamo minacciati e ad addormentarci solo quando ci sentiamo sicuri.

E per un bimbo la sicurezza più grande è avere accanto a sé la propria mamma, poterne sentire l’odore, ascoltarne il respiro, toccarla e, all’occasione, poppare.

E’ importante anche ricordare che i bambini dormono in modo diverso rispetto agli adulti.     I risvegli notturni dei bambini sono fisiologici: fino ad almeno 3-5 anni di vita passano più tempo nella cosiddetta fase REM, quella in cui si sogna e in cui è più facile svegliarsi.     Inoltre tendono a passare più spesso da una fase all’altra del sonno: altro aspetto che facilita i risvegli.

Tutte differenze che avrebbero a che fare con i processi di maturazione del cervello.

Se il tuo bambino si sveglia spesso non significa che ci sia qualcosa che non va e che soffra di disturbi del sonno. Più che il numero di risvegli notturni, a preoccupare dovrebbe essere l’incapacità del bambino a riaddormentarsi dopo essersi svegliato.

La pratica del dormire insieme o co-sleeping, presenta innumerevoli vantaggi sia per i bambini, sia per i genitori.

I bambini che possono condividere la camera o il letto con i genitori si sentono rassicurati, poiché ne percepiscono la presenza fisica. Sono quindi in grado di rilassarsi e riaddormentarsi da soli. Ciò permette loro di affrontare al meglio alcune paure come il distacco e l’abbandono.

genitori stessi avranno la possibilità di gestire al meglio le richieste notturne, che in alcuni periodi di cambiamento si fanno più frequenti, minando la qualità del riposo.           Avere i bambini nella stessa stanza soddisferà il desiderio (comune in molte madri) di stare con il proprio figlio e risulterà più pratico nel momento in cui si viene svegliati spesso durante la notte.

Nei primi giorni di vita del bambino la scelta del co-sleeping si rivela necessaria per la gestione delle poppate notturne. Ogni 3-4 ore, infatti, il neonato si sveglia per mangiare, ed è consigliabile che dorma insieme alla mamma per alleviare la stanchezza del momento, sia fisica che psicologica.

Non vi è un limite di età massimo per questa pratica, anche se, per il corretto sviluppo del bambino, molti esperti lo consigliano fortemente almeno fino ai 3 anni di età. 

Nella grande maggioranza dei casi il bambino conquisterà gradualmente l’autonomia e acquisterà fiducia, fino a chiedere spontaneamente di andare a dormire nella sua cameretta.

Il distacco e l’indipendenza nascono dal contatto, dalla sicurezza di essere accolti e ascoltati nel momento del bisogno, e dalla fiducia in chi si prende cura di noi.

Il co-sleeping non è un vizio, ma risponde ad una necessità fisiologica del bambino di stare accanto ai genitori, in particolare alla madre.

E’ una pratica presente in molte culture in tutto il mondo, sin dall’antichità, con radici solide, finalizzata a dare serenità alla famiglia e a far diventare il bambino un adulto felice, sicuro di sé, e consapevole.